Anteprima interviste ai protagonisti del film (1)

Alcune frasi tratte dalle interviste ai protagonisti del film Il Team- il pugilato in presa diretta:

Ci sono delle forti contraddizioni nel pugilato, ma credo che ci siano anche dei contenuti di grande spessore. Nobili, veramente nobili, come, effettivamente, si dice di questo sport. E credo che siano racchiusi in chi riesce a comprenderli, a carpirli. Se ci fossero più palestre di pugilato, frequentate nel modo giusto e seguite da allenatori coscienziosi, avremmo sicuramente una società migliore. Sarebbe una bella ipoteca sul futuro dei giovani. (Dino, maestro di pugilato)

I compiti di un allenatore sono quelli di far capire che il pugilato non è un gioco. O, almeno, che lo è fino a un certo punto, finché lo si pratica in palestra, ci si diverte e non ci si deve far male. Spiegare che non lo è più, un gioco, nel momento in cui si sale sul quadrato e anche che lo si pratica per costruire se stessi, non per distruggere chi si ha davanti sul ring. (Dino, maestro di pugilato)

Per riuscire nel pugilato ci vuole tanta testa, tanto cuore, voglia di fare e, soprattutto, voglia di stare insieme in gruppo, perché la boxe non è uno sport individuale. Io da solo non avrei fatto niente! (Sabino, pugile dilettante e aspirante tecnico)

Se la gente venisse a provare il pugilato magari si ricrederebbe su certe cose. Certi pregiudizi forse potrebbero essere cancellati. Però, bisognerebbe portarli tutti in una palestra di boxe…(Loredana, pugile professionista)

Mi sembrava tutto così naturale: andavo in palestra, imparavo delle tecniche, le facevo sul ring e mi venivano bene. Sembrava fossi nata per fare quello e di conseguenza ho continuato a farlo. (Loredana, pugile professionista)

Quando ho deciso di fare pugilato per me era ovvio arrivare a ‘fare il match’. Se mi alleno, mi sono detto, è per combattere… Certo sul ring non finisce quando non ce la fai più, finisce quando lo decreta l’arbitro. E questa consapevolezza fa crescere tensione e ansia. Se però lavori in un gruppo che funziona, dove magari c’è l’atleta più esperto che ti dà un consiglio o il meno esperto che guarda te per cercare di trovare una sua strada domani, quando arrivi sul ring ti senti pronto. (Luca, insegnate tecnico)

È vero che un pugile è un singolo, però dietro a un pugile c’è sempre un allenatore, che i pugni li ha presi, e c’è un team, i compagni con cui fai i guanti, che ti motivano in prossimità di una gara. Un atleta che deve affrontare una carriera deve avere una squadra, se non c’è, te ne accorgi. È importante appartenere a un gruppo. (Vito, pugile amatore e musicista)

La boxe ha bisogno di più soldi per avere visibilità. Cioè, ha bisogno di sponsor, di persone che investano dei soldi sulla sua immagine. E, da parte sua, la boxe deve dare un’immagine di sé che non sia la rissa per strada, ma di uno sport dove c’è dell’accademia, dove c’è molto coraggio. (Vito, pugile amatore e musicista)

Il match è una cosa bellissima, perché prima hai tutta l’adrenalina, la paura, perché non sai come sarà, però alla fine vorresti continuare ancora tantissimo. Fantastico! (Andrea, pugile esordiente)